Friday, March 25, 2011

Il Giornaledel Friuli - Newspaper Italy

AMERICAN BALLET II diretto da Wes Chapman – un evento che chiude la stagione DANZA dello Stabile regionale il 29 e 30 marzo al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

“L’American Ballet II – punta di diamante della danza internazionale – sarà protagonista di due serate al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, il 29 e 30 marzo, a conclusione della stagione Danza 2010-2011. Una ospitalità di assoluto prestigio, impreziosita ulteriormente dalla presenza a Trieste di Wes Chapman straordinario primo ballerino della compagnia che oggi dirige l’American Ballet II. I giovani danzatori incanteranno il pubblico con un programma importante, complesso e ricco di suggestioni.”
Bellezza, perfezione, prestigio: l’American Ballet II  corona e conclude con la sua straordinaria performance il cartellone Danza 2010-2011 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Vederli è un’occasione da non lasciarsi sfuggire – è proprio il caso di sottolinearlo – nelle due serate in programma alla Sala Assicurazioni Generali del Politeama Rossetti di Trieste: il 29 e il 30 marzo alle ore 20.30.
Sono vitali e pieni di energia mentre danzano su note jazz e in coreografie contemporanee; delicati, e appassionati quando il repertorio diventa classico; sempre, affrontano il ballo forti di una preparazione tecnica e una capacità interpretativa che va molto al di là dei consueti standard.
Non per niente, l’American Ballet Theatre fondato nel 1937 a New York si è subito imposto come una delle punte di diamante della danza a livello mondiale ed anche la prestigiosa Scuola dell’American Ballet, creata da Balanchine, si è rivelata fucina di talenti e miraggio per tutte le aspiranti stelle della danza.
Ed è proprio la eccezionale qualità della danza dell’American Ballet ad approdare al Teatro Stabile per due serate di cui sarà assoluto protagonista l’American Ballet Theatre II, la compagnia di giovani ballerini (la loro età va dai 15 ai 20 anni) di impeccabile talento, selezionati in tutto il mondo che forma il ricambio dei danzatori della compagnia principale dell’ABT o di altri importanti ensemble.
L’American Ballet Theatre II è diretta da Wes Chapman, un rilevante nome della danza contemporanea, che sarà a Trieste in occasione delle due repliche dello spettacolo.
Wes Chapman è entrato all’American Ballet Theatre nel 1984, divenendone solista nell’87 e primo ballerino due anni più tardi. Vi ha interpretato tutti i ruoli principali del repertorio classico e quelli dei balletti dei coreografi del XX secolo, inclusi George Balanchine, Agnes de Mille, Twyla Tharp e Antony Tudor. Nel 1993 è entrato nel Bavarian National Ballet come primo ballerino. Nel 1996 è stato nominato direttore artistico dell’Alabama Ballet e nel 2006 è rientrato all’American Ballet come maître, prima di diventare direttore artistico dell’ABT II l’anno successivo.
Chapman ha saputo ampliarne e valorizzarne ulteriormente le potenzialità: ne ha accresciuto il già vasto repertorio che ricalca la tradizione dell’ABT, prevalentemente rivolta al balletto classico, ma promuove anche lo sviluppo di nuovi talenti coreografici.
A Trieste la compagnia presenterà un programma molto articolato, che prevede ben sette coreografie. Si inizierà con Interplay che Jerome Robbins ha creato nel 1948, su musiche jazz di Morton Gould proprio per l’ABT. Robbins sarebbe poco dopo divenuto celeberrimo per i suoi capolavori a Broadway West Side Story, Fiddler on the Roof  e The King and I.
Seguirà Pavlovsk che evoca il tragico amore di un generale russo assassinato nel 1799 e la sua adorata moglie. Nel primo anniversario della sua morte, la donna si reca presso la statua eretta in suo onore a Palazzo Pavlovsk che miracolosamente prende vita, riunendo marito e moglie in una danza di amore e struggenti ricordi. La coreografia è stata creata nel 2010 da Roger Van Fleteren su musica di Karen Le Frak.
Il primo atto si chiude con Allegro Brillante di George Balanchine, danza difficile e incalzante che egli disse: «contiene tutto quello che so sulla danza classica in 13 minuti».
Nel secondo atto, applaudiremo Ballo per Sei di Edward Liang creata per mettere in rilievo la tecnica  e l’estensione dei ballerini su musiche di Vivaldi.
A seguire Stars and Stripes, creato nel 1958 da Balanchine: richiama cinque campagne militari, la quarta è un celeberrimo Pas de deux.
Con Continuo di Antony Tudor viene proposto un continuo fluire di movimenti, tipico dello stile di questo coreografo.
Gran finale poi con A Taste of Sweet Velvet commissionato nel 2009 a Jodie Gates e basato su un vivace movimento della IX Sinfonia di Beethoven. È un’energica fusione di movimenti complessi e un esaltante lavoro d’insieme interpretato da 10 ballerini.
L’American Ballet II è così composto: Wes Chapman, direttore artistico. Ballerini: Sterling Baca, Kathryn Boren, Amanda De Oliveira, Cara Marie Gary, Alex Kramer, Marcella Paiva, Colby Parsons, Calvin Royal III, Alys Shee, Irlan Silva, Aaron Smyth, Alison Stroming, Cassandra Trenary, Alberto Velazquez, Kelli Gilson.

NanoPress Notizie Locali - Newspaper Italy

ABT II. La 'Primavera' al teatro Olimpico di Roma.
ABT II. La  Primavera  al teatro Olimpico di Roma.
Le giovani promesse dell’American Ballet Theatre II (il numero romano indica proprio la compagnia giovanile della più grande e famosa America Ballet Theatre I) in tournée in Italia approdano a Roma, al Teatro Olimpico e vi rimarranno fino a domenica 27 marzo.
Il programma di cui si fanno esecutori è il più classico del repertorio dell’American Ballet, con le coreografie di Jerome Robbins, George Balanchine ad Antony Tudor.
La serata si apre con Interplay, una coreografia di Robbins del 1948 per otto danzatori, composta prima che egli diventasse famoso con West Side Story. Una coreografia fortemente classica nella tecnica ma altrettanto dissacrante nell’utilizzo di essa. Destrutturante della tecnica classica stessa. Sul palco i danzatori giocano e si divertono con la danza.
Danzatori under 18, briosi, grintosi, promettenti e aggiungeremmo, “sorprendenti”. Sono solo agli inizi eppure, a parte qualche piccola sbavatura, sono assolutamente padroni della scena, alcuni di loro evidentemente virtuosi.
A seguire Pavlovsk, un pas de deux tratto dalla storia vera quanto tragica di un generale russo assassinato nel 1799 e della sua moglie fedele, che nel primo anniversario della sua morte si reca ai pied della statua eretta in suo onore a Palazzo Pavlovsk. La statua prende vita dando respiro ad un pas de deux d’amore  struggente poiché la statua torna ad essere un blocco di marmo prima che la moglie possa dirgli addio.
Non poteva mancare il famosissimo Stars and Stripes, creato nel 1958 da George Balanchine, in realtà si tratta del pas de deux, estrapolato dal balletto intero, in cinque atti, rievoca la parata militare del 4 Luglio, e il quarto movimento, che è appunto il pas de deux che l’ABT II ha rappresentato, è danzato su The Liberty Bell e la marcia El Capitan, musiche molto popolari tra gli americani, composte da Jhon Philip Sousa e orchestrate da Hershey Kay. Il pas de deux è una prova tecnica durissima per i danzatori che devono essere in questo caso dei veri e propri virtuosi e i giovani dell’ABT sono stati perfettamente in grado di sostenere tale prova.
Bellissimo il finale, A Taste of Sweet Velvet, coreografato da Jodie Gates, su musiche di Ludwig van Beethoven (il meraviglioso e incalzante "Secondo Movimento" tratto dalla Nona Sinfonia e rimaneggiato da Jack Eddy). Taste of Sweet Velvet è una sorta di spaccato newyorkese, una strada fumosa e tanti ballerini “passanti” in una coreografia di gran carattere e grinta creata dalla Gates per l’ABT II nel 2009.
Una rivelazione per il pubblico Italiano non avvezzo in casa propria a tanta precisione e bravura soprattutto in età “teen”, tantomeno a vere e proprio compagnie costituite da talenti in erba.  E poiché il livello generale è alto a sufficienza per pensare che molti di loro diventeranno delle star dell’ABT e non solo, si chiude benevolmente un occhio anche di fronte alle piccole imperfezioni a cui comprensibilmente l’esperienza ancora non esattamente matura li porta.
L’ABT II di Wes Chapman al Teatro Olimpico è una finestra aperta sul mondo dell’arte. Una ventata fresca primaverile su ciò che potrebbe essere anche in Italia e su ciò che invece NON E’!
Inserita il 25 - 03 - 11

Saturday, March 19, 2011

Libero - Newspaper Italy





Roma, 19 mar. - (Adnkronos) - Dichiarata dal The New York Times ''Una delle grandi storie di successo nella danza degli ultimi anni?.''la compagnia American Ballet Theatre II diretta da Wes Chapman sara' sul palcoscenico del Teatro Olimpico dal 24 al 27 marzo 2011, ospite - dopo Bothanica dei Momix - del Festival Internazionale della Danza nato da un'idea dell'Accademia Filarmonica Romana in collaborazione con il Teatro Olimpico. L'American Ballet Theatre II e' una compagnia formata da quindici giovanissimi ballerini di eccezionali qualita', selezionati in tutto il mondo e vincitori di concorsi internazionali. Il programma della splendida formazione giovane si muove nel panorama della storia della danza americana, spaziando da celebri coreografie dei suoi grandi Maestri: Robbins, Balanchine e Tudor, alle creazioni di nuovi talenti emergenti come Van Fleteren, Liang e Gates.
Il pubblico romano potra' ammirare nella prima parte del programma: ''Interplay'' una coreografia di Jerome Robbins creata per l'American Ballet Theatre nel 1948, su musiche jazz di Morton Gould; '' Pavlovsk'' (pas de deux), commissionato per ABT II nel 2010, una coreografia di Roger Van Fleteren e musica di Karen LeFrak; ''Allegro Brillante'', una coreografia creata da George Balanchine nel 1956 su musica Piotr I. Tchaikovsky. Aprira' la seconda parte ''Ballo per sei'' (estratto), coreografia creata per l'ABT II nel 2010 da Edwaarg Liang su musica di Antonio Vivaldi; ''Stars and Stripes'' (pas de deux) una coreografia composta 1958 da George Balanchine su musica John Philip Sousa; ''Continuo'' creata da Antony Tudor nel 1971 sul famoso Canone in re maggiore di Johann Pachelbel.Chiudera' il programma ''A Taste of Sweet Velvet'', commissionata dall'ABT II nel 2009, una creazione di Jodie Gates sul secondo movimento della Nona sinfonia di Ludwig Van Beethoven.
Giunta alla sua quindicesima stagione di attivita', l'ABT II - cosi' e' comunemente chiamata negli Stati Uniti - forma il ricambio dei ballerini della compagnia principale dell'American Ballet Theatre o di altre prestigiose compagnie internazionali. Il suo vasto repertorio ricalca la grande tradizione dell'ABT, prevalentemente rivolta al balletto classico, ma promuove anche lo sviluppo di nuovi coreografi e di giovani compositori trasferendo al pubblico di tutto il mondo l'emozione di un contatto diretto con la danza al piu' alto livello.
19/03/2011

Nuovo Corriere Barisera - Newspaper Italy



L’energia dei giovani dell’American Ballet

11 mar 2011





Una scena dello spettacolo
“Ai miei tempi eravamo bravi, oggi sono straordinari. Hanno un’energia brillante, libera, priva di sovrastrutture”. A parlare è il coreografo Wes Chapman, direttore artistico dell’American Ballet Theatre II. Oggetto del suo giudizio i 15 ballerini dai 16 ai 21 anni che compongono il corpo di ballo “junior” della prestigiosa compagnia americana, attesa domani sera, sabato 12 marzo, alle 21 al Teatro Petruzzelli di di Bari (replica il giorno dopo alle 18) per la prima europea di Usa Great Dance, evento inserito nel programma Teatrodanza Mediterraneo della 69° Stagione dela Camerata Musicale Barese.
Nella conferenza stampa di presentazione, stamattina nel foyer del Politeama, Chapman, affiancato dal responsabile della tournée Julio Alvarez, e dai vertici della Camerata (il presidente onorario Giovanni Girone, il direttore artistico Giovanni Antonioni e il direttore Rocco De Venuto) ha  ripreso confidenza con un teatro e una città che ciclicamente ritornano nelle varie fasi della sua carriera: qui nel 1986 passò sei settimane insieme a Michail Baryšnikov e Alessandra Ferri per girare il film The Dancers (Giselle) di Herbert Ross. Ancora qui, ma al Piccinni, tornò da primo ballerino insieme all’étoile Ferri nel 1991.
Oggi un nuovo arrivo in veste di direttore, con un gruppo di giovani talenti ed il compito di fare da ambasciatore dell’approccio americano (“meno tradizionale, più esuberante”) all’arte del balletto, con la proposta di un programma eterogeneo, antologia dei migliori coreografi d’Oltreoceano ancora poco conosciuti in Europa: Jerome Robbins, l’autore di capolavori come West Side Story e The King and I, George Balanchine e Antony Tudor.
“Selezioniamo i migliori giovani grazie a video e osservatori ai migliori concorsi internazionali – ha spiegato Chapman – i criteri sono talento, aspetto fisico e proporzioni. Attraverso la compagnia II l’American Ballet dà loro la possibilità di formarsi sul palco  in attesa di sostituire i professionisti nel corpo di ballo principlae. Negli anni, però, ho notato un aumento costante degli standard performativi, un ventenne oggi affronta senza ansie il repertorio di un professionista. Da direttore, cerco di essere molto severo con loro, il mio è un gioco mentale: so di proporre prove impegnative ma non glielo dico. E loro le affrontano e le superano”.
Al pubblico barese il compito di giudicare con gli applausi i risultati in una serata ricca di suggestioni a cominciare da Interplay, “capolavoro americano” secondo Chapman, una delle prime coreografia di Robbins, datata 1948 ma ancora attualissima.
Usa Great Dance prosegue con Pavlosk, commovente produzione d’ambientazione russa commissionata da Abt nel 2010 come Ballo per sei, basata su una selezione di musiche di Antonio Vivaldi. Due omaggi, invece, a George Balanchine: Allegro Brillante e il passo a due Stars and Stripe.
Continuo di Tudor, è un balletto astratto del ‘71 per sei danzatori mentre il finale A Taste of Sweet Velvet, è basato sul movimento molto vivace della IX Sinfonia in Re min di Ludwig Van Beethoven.
Grandi classici, al servizio dell’esuberanza giovanile. Almeno sul palco il rapporto tra le generazioni sembra prendere la direzione giusta.
Sabino Di Chio